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L'epidemia ci fa apprezzare una vita che davamo per scontata.

Immagine del redattore: MovEasyMovEasy

L'epidemia ci fa apprezzare una vita che davamo per scontata.


Prima di questo periodo avevamo giornate piene di cose da fare, così tante che la nostra agenda era fitta di impegni, di fogli e foglietti in cui i doveri venivano prima di qualsiasi altra faccenda o questione di piacere e su cui si tirava una linea mano a mano che li completavo.


Le passeggiate fatte per il solo gusto di passeggiare, gli incontri con gli amici per una birra, seduti al tavolino di un bar, le cene fuori per provare un nuovo ristorante, il piacere dello star seduti su una panchina, sotto il sole, con un libro o un giornale tra le mani, la possibilità di guardare un film al cinema o di trascorrere un fine settimana al mare, di far visita alla tua famiglia tornando per qualche giorno nella cittadina in cui si è cresciuti, non erano negate da un decreto, ma dalla vita quotidiana in cui era richiesto correre ed essere il più possibile produttivi, sempre, comunque, subito.


Persino l’idea di un pomeriggio passato a preparare un dolce secondo la ricetta della nonna o un’oretta spesa per cucinare un piatto di pasta con un sugo più elaborato del solito erano lontanissime: erano tutte possibilità che passavano per forza in secondo piano, conclusi tutti quei passaggi lungo la traccia che ognuno di noi aveva disegnato, fino a fare delle proprie giornate un Tetris di incombenze, una griglia a cui, al massimo, si riusciva ad aggiungere un mazzetto di fresie o tulipani comprati prima di rientrare a casa, al ritorno dal supermercato.


Oggi il fioraio all’angolo è chiuso, come i cinema e i ristoranti. Il mare sulla carta pare vicinissimo, sembra appartenere a un universo parallelo, messo di taglio tra la vita che si faceva prima e quella che si conduce oggi, in entrambi i casi senza rendersene conto.



Si guarda, il mare, dalla finestra, e si lascia rimanere lì dov’è, anche se ne sente la mancanza. Persino ciò che fino a qualche tempo fa sarebbe sembrato un problema – una coda negli uffici delle Poste, o al banco del salumiere – suscita un po’ di nostalgia e in questo momento, senza sapere quando riprenderà la vita di sempre, non si ha più linee da tirare sulla propria agenda.


Non si ha la possibilità, ma nemmeno la stringente necessità, di correre da una parte all’altra della città per incastrare tutto. Il tempo è ora sgombro, e in questo vuoto ci si accorge che per la prima volta dopo tanto tempo finalmente si ha spazio per se stessi, per riflettere, e apprezzare tutto quello che davo per scontato.

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