
In tempi di corona virus volare è sicuro o si rischia di farsi infettare da chi s’imbarca ammalato?
Con l’emergenza sanitaria che ha decimato i collegamenti tra la Cina e il resto del mondo e cancellato diversi voli con l’Italia in tanti hanno rivolto l’attenzione alla cabina degli aerei, in particolare sull’aria respirata anche per 17-18 ore (sui voli intercontinentali).
La risposta al quesito — che per ora spinge migliaia di persone ad annullare le prenotazioni e a rimandare le vacanze o le trasferte di lavoro — è una sola: a meno che la persona malata non sia seduta di fianco (la distanza di sicurezza si estende a 1,8 metri) rischi non ce ne sono.
I dubbi, è bene intendersi, sono più che legittimi. I velivoli sono ambienti chiusi, dove si sta a stretto contatto con altri viaggiatori quasi tutti sconosciuti e dei quali, com’è ovvio, s’ignorano i loro trascorsi, i loro contatti e i loro viaggi. Così anche il minimo starnuto o il colpo di tosse fanno scattare la sirena— di questi tempi anche più d’una — a chi si trova di fianco. Non a caso quando si parla dell’ambiente in aereo le descrizioni più frequenti sono tipo «sporco, pieno di germi, disgustoso, fetido».
In realtà l’aria è molto pulita e davvero sicura», chiariscono dalla Iata, l’associazione internazionale che raccoglie 300 compagnie aeree in tutto il globo. E a confermarlo sono due studi — che risalgono al 2017 — dell’ Easa, l’agenzia indipendente europea per la sicurezza aerea.
Sostengono, questi documenti, che la qualità dell’aria in cabina è simile o persino meglio di quella registrata normalmente negli ambienti interni come gli uffici, le scuole, le abitazioni.
Come mai? Il sistema è progettato per far circolare aria che al 50% è presa da fuori e al 50% è interna, ma filtrata. In alcuni casi, come i Boeing 717 di Delta Air Lines, l’aria è presa tutta dall’esterno.
Insomma: respiriamo qualcosa che è «quasi» sterile. Quanto?
Gli aerei, soprattutto quelli di ultima generazione, «hanno filtri così efficienti e moderni — chiamati High efficiency particulate air (Hepa) — che sono identici a quelli degli ospedali e per questo riescono a catturare e a bloccare fino al 99,97% dei microbi presenti», calcola la Iata.
Una percentuale che, sottolineano alcune compagnie, a bordo dei loro jet sale al 99,999% andando così a fermare virus piccoli anche di 0,01 micrometri di diametro.
I coronavirus hanno una dimensione che va da 0,08 a 0,16 micrometri.
Non solo.
Sottolineano in Airbus che «i nostri A350 cambiano tutta l’aria in cabina ogni 2-3 minuti». Tempistiche simili si registrano anche nel rivale Boeing 787. Cosa che di solito non avviene nelle aule scolastiche, nei cinema o al lavoro.
Gli ambienti interni dei velivoli, poi, vengono anche regolarmente disinfettati. «Il rischio di contrarre in quota il virus da una persona infetta è con ogni probabilità più basso di quello degli spazi chiusi come gli uffici», prosegue la Iata. Che ricorda come tutte le compagnie aeree associate sono tenute ad aggiornarsi consulta
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